Cannabis legale, tutto ciò che serve sapere

Argomento irto e controverso e ancora oggi delicato da affrontare nel nostro paese, quello della cannabis Italia va affrontato nel modo giusto. In quella che gergalmente è etichettata con il termine marijuana, confluiscono però tante informazioni, notizie, fattori e caratteristiche che fanno la differenza. Devi sapere infatti che di tipologie di canapa in commercio ce ne sono tante, e di quelle permesse dalla legge italiana ricordiamo sono senza THC.

Quando possiamo parlare di canapa sativa legale

La canapa sativa è sempre stata usata sin dai tempi più remoti. Nel corso degli anni si sono evoluti gli usi su questa pianta, realizzando così olio, fibre e semi.

È una pianta che si riconosce facilmente, data la sua altezza che può raggiungere anche i sette metri. Può essere snella ma anche spessa, è ha delle gemme che spuntano lungo i rami (rispetto ad altre piante della stessa famiglia).

Da quando molti stati hanno legalizzato l’uso della canapa a scopo medico e ricreativo, il mercato si è popolato di attività che la commercializzano attraverso la realizzazione di prodotti innovativi terapeutici.

Il contenuto di THC

Ciò che distingue la canapa legale da quella illegale è la concentrazione di THC in essa contenuta. Ovviamente tale distinzione la fa anche e soprattutto l’Italia. In generale, la pianta della canapa contiene oltre cento tipi di cannabinoidi, tra cui CBD e THC. Quest’ultimo rappresenta la sostanza “dopante” che viene riconosciuta nella marijuana, quella che cioè sballa ed altera le proprie facoltà mentali. Nella canapa sativa le dosi di THC sono talmente basse da non aprirete la nostra capacità psicofisica. In compenso però è alto il contenuto di CBD (per quanto sia comunque un cannabidoide non ha effetti psicoattivi). Ragione per cui questa tipologia di canapa viene usata per realizzati prodotti da usare come antidepressivi o antidolorifici.

Quanto appena detto dimostra la reale differenza tra canapa legale e marijuana. È la base su cui vertono gli usi consentiti dalla legge italiana, la quale ha stabilito entro che livelli massimi il THC viene consentito per considerare la canapa legale a tutti gli effetti.

Quali sono i limiti legali della canapa sativa

Ma ci sono dei limiti nell’uso della canapa legale? In Italia la legge è molto ferrea. A disporre limiti e vincoli nel suo commercio e il suo utilizzo è stata la legge 242/2016, intitolata non a caso “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”. Tale legge ha reso legale vendita e coltivazione della cannabis nel nostro paese, a patto che la concentrazione di THC sia irrisoria. Sempre nella stessa legge viene indicato anche qual è il tetto massimo di THC consentito, fissato allo 0,5%.

Ne consegne quindi che tutte le altre tipologie di Canapa oggi in Italia vengono considerate illegali perché etichettate come droghe. Si può quindi coltivare solo canapa per la produzione di fibre o prodotti industriali nei limiti consentiti dall’ordinamento e dalle disposizioni dell’Unione Europea.

Non possiamo non notare che sono molte le incongruenze della legge italiana, per cui anche se settore molto vincolato, in questi anni sono sorte migliaia di attività di commercio di canapa sativa. Una situazione questa che ha creato una maggiore contezza dell’uso e della composizione della cannabis e della possibilità di impiegarla per usi ricreativi.

Non a caso, nel luglio del 2020, un Decreto del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha stabilito che la canapa possa essere impiegata anche per uso estrattivi, permettendo così che la stessa potesse rientrare nelle piante officinali. La battaglia insomma ne avrà ancora per molte, ma ciò non toglie che, se i livelli di THC restano bei limiti consentiti, la cannabis non può poi essere etichettata come droga ma come pianta dalle numerose proprietà benefiche.